Con questo fascicolo la Rivista entra nel suo ventesimo anno di vita. Tanti ne sono passati da quando nell’ormai lontano 1996 con Alberto Predieri ci lanciammo nella temeraria, ma esaltante avventura di fondare una rivista specificamente dedicata a quello che allora era ancora il “diritto comunitario” e che poi è divenuto il “diritto dell’Unione europea”, perfino anticipando tale evoluzione nel titolo prescelto.
Fondare una rivista dedicata a una disciplina che all’epoca stava appena uscendo dalla condizione di emarginazione in cui era stata a lungo confinata, costituiva in effetti un’autentica scommessa, una scommessa – mi pare doveroso ricordarlo – resa possibile anzitutto grazie al contributo di idee, di cultura, di esperienza e di entusiasmo di Alberto Predieri, alla cui memoria continuiamo a riservare, a distanza di tanti anni, sinceri sentimenti di affetto e di devozione, confortati dalla consapevolezza che i traguardi fin qui raggiunti Lo avrebbero reso felice ed orgoglioso.
Ad incoraggiarci allora ad affrontare le prevedibili difficoltà dell’impresa era la ferma convinzione della sua opportunità ed utilità, ma direi perfino della sua indispensabilità, visto anche il vuoto che si stava determinando per le difficoltà di altre, più antiche testate della materia. Ritenevamo infatti che occorresse impegnarsi in modo ancor più concreto e visibile non solo per far uscire l’allora diritto comunitario da un ingiustificato stato di minorità, ma anche per favorirne quegli sviluppi che si potevano già allora intravvedere alla luce degli importanti progressi della costruzione europea e della crescente incidenza del relativo diritto anche nel dominio delle varie branche del diritto interno. Eravamo quindi convinti che l’interesse via via più diffuso che si andava manifestando per gli studi giuridici sull’integrazione europea confortasse le ragioni di un’iniziativa che voleva puntare ad allargare le sedi del dibattito scientifico, aprendo un’ulteriore tribuna per lo sviluppo di tale dibattito in Italia e all’estero e arricchendo le occasioni di confronto per l’indispensabile dialogo interdisciplinare, ma anche offrendo un canale di espressione ai sempre più numerosi giovani interessati all’approfondimento della materia.
Gli sviluppi successivi ci hanno confortato e rafforzato in questa convinzione perché i progressi della costruzione europea hanno portato col tempo ad una comprensione più profonda e diffusa delle ragioni del diritto dell’Unione, fino a provocare un’autentica inversione di tendenza e una straordinaria esplosione di interesse per la materia. Non per questo però sono venute meno le nostre motivazioni; semmai esse si sono rafforzate e hanno [continua..]